DISOCCUPAZIONE:
IL PO 1996 COL FIATO SOSPESO

Di Demetrio Zanetti



Tracciare un bilancio annuale del programma occupazionale "Mercatino" non è mai semplice. Per l'ampiezza dei fatti e dei numeri, per la velocità con cui le azioni e le attività si svolgono, per le molte preoccupazioni e problemi a cui dobbiamo fare fronte tutti i giorni e da ultimo per il fatto che il programma non si ferma mai e quindi non c'è tempo per fare un bilancio in una situazione di stallo, ma al contrario con l'anno nuovo si aggiungono sempre nuove sfide che ci. assorbono completamente senza lasciarci la possibilità di una riflessione sul lavoro appena svolto.

Metaforicamente, ma non troppo, direi che il 1996 è stato un anno che ci ha tenuto col fiato sospeso e che ci ha fatto arrivare alla sua fine col fiato grosso. Il fiato sospeso ce l'abbiamo ancora adesso ed è legato al progetto della nuova legge sulla disoccupazione e alle sue conseguenze dirette e indirette sui nostri dipendenti e sul nostro lavoro.

Il fiato grosso è una caratteristica che ci accompagna da anni e che perlomeno ci mantiene in forma, sempre pronti all'emergenza e a cercare di risolvere tutti i problemi che si presentano. E i problemi incontrati nell'anno appena trascorso sono stati di varia natura; dall'adeguare le nostre attività al numero crescente di dipendenti, senza venire meno al "diktat" di Berna di non poter fare concorrenza alle ditte esterne. Di conseguenza la ricerca di nuovi lavori che siano compatibili con quello di cui sopra,anche interessanti e formativi per il dipendente. Il far fronte al crescente carico di lavoro amministrativo trasformando un problema in una nuova possibilità di attività e quindi di riformazione professionale per quegli impiegati del terziario che sempre più numerosi bussano alla nostra porta. Il mantenere alto il morale sia ai nostri dipendenti che ai noi stessi per sconfiggere quell'aurea di disperazione e impotenza che sempre più aleggia in tutta la società. Ed è su questo atteggiamento che vorrei soffermarmi un po' a riflettere con i nostri lettori, sulle sue cause e sui suoi effetti e sulle possibilità di trasformare un momento così difficile in qualcosa di positivo. Si sa che le crisi economiche portano sempre con sé un carico di problemi concreti molto difficili da sopportare per la popolazione, in genere ancor di più in questa situazione dove i più colpiti sono i salariati e le loro famiglie. Vediamo anche che la situazione peggiora settimanalmente, i numeri non ci lasciano nessuna possibilità e le nostre speranze si assottigliano sempre più. Ma è proprio questo i momento dove con grande sforzo dobbiamo reagire e trovare soluzioni vincenti alla crisi e alla nostra situazione occupazionale.

C'è chiaramente il pericolo che queste parole suonino un po' vuote, cariche solo di retorica e di buone intenzioni e ancora una volta non accompagnate da risposte adeguate ai problemi d ognuno. Dalle grandi crisi che hanno caratterizzato il 20° secolo si è sempre usciti, non solo perché la situazione economica era diversa, ma anche perché l'uomo non si è lasciato sopraffare dalla situazione ed ha inventato nuovi modi di produzione che hanno portato nuovi stimoli economie al Paese. Ed è quello che ancora uno volta siamo chiamati a fare tutti; da gruppi industriali che con responsabilità devono far fronte alle difficoltà con rinnovato spirito imprenditoriale ricercando soluzioni sul territorio, dai singoli che si discostino dalla depressione generale e cerchino con creatività e coraggio nuove soluzioni lavorative per sé e per gli altri ed infine a tutti gruppi di lavoro statali e non che direttamente hanno a che fare con il problema della disoccupazione, che sia no i primi a infondere alle persone ottimismo e concretezza di azioni i modo di uscire da questo infelice momento con rinnovato spirito, forti di fatto che, anche le brutte esperienze servono a migliorare sempre.